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Comune di Sorradile
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Percorsi Religiosi
-- Fonti bibliografiche --
Relazione Restauri 2000-2003, Arch. M. Rosaria Manca
Relazione Restauri 1983, Arch. Garau
Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Ilisso, Nuoro 1993
Chiesa di San Michele

La strada principale (S.P. 15) presso la quale si sviluppano le costruzioni, crea due agglomerati distinti: quello a monte ancora chiamato Corte e' Susu, a ridosso del verde pendio sovrastante l'abitato. Qui si può visitare la Chiesa di San Michele; un'antica chiesetta di impostazione romanica che fa risalire il primo impianto ad un epoca antecedente il secolo XI, mentre l'impianto successivo si fa risalire al XV-XVI secolo .
Sia internamente che esternamente, facciata con campanile a vela, fanno pensare ad una struttura tipicamente romanica. I conci sono di diversa pezzatura e la facciata è arricchita, centralmente, da un particolare rosoncino ottagonale. La consuetudine si tratti dell'antica parrocchiale non ha avuto riscontro con l'analisi dei documenti d'archivio, viene però definita la "parrocchia" della Confraternita della Santa Croce, e da ciò potrebbe nascere l'incomprensione.
L'interno della chiesa è a navata unica con tetto a capriate lignee ricostruito recentemente. L'unico ricordo dell'antico edifico si trova sulla parete di fondo del presbiterio dove sorge una nicchia rinascimentale, che presenta al suo interno la statua di San Michele, databile intorno al XVIII secolo grazie ad un documento d'archivio che ne riporta il pagamento allo scultore Gemiliano Paxis. Le ridotte dimensioni della nicchia, troppo piccole per la statua di San Michele, fanno però pensare che al suo interno doveva piuttosto trovarsi un crocifisso ligneo simbolo della confraternita. Potrebbe trattarsi dell'antico crocifisso processionale, datato al XV secolo di scuola ottanese, che oggi si trova nel presbiterio della parrocchiale.
La confraternita ha svolto un ruolo importante nella parrocchia e la sua formazione dovrebbe risalire ad un periodo antecedente il 1613.

[fotografia e testo di Lara Crobu]



Chiesa di San Sebastiano

La facciata della chiesa di san Sebastiano è senza dubbio l'elemento che colpisce maggiormente per la sua imponenza e la sua bellezza, realizzata interamente in trachite locale , le pietre vennero recuperate da una cava che fu aperta nella parte bassa della collina di "Pilusinu" situata a nord dell'abitato. La parte centrale più ampia contiene un bel portale, limitato da una cornice modanata e sormontato da un ampio timpano curvilineo spezzato. L'ingresso è stato ridotto nel 1930 per volere del rettore Cosimo Manca e della popolazione stessa per le esagerate dimensioni dell'apertura che creava problemi di scardinamento. E' stato ridotto con una cornice di trachite rosa, perfettamente inserita nel contesto. E' una delle opere più interessanti dell'architettura sacra dell'isola. Secondo una antica credenza, la devozione dei sorradilesi per San Sebastiano è dovuta alla cessazione dell'ultima pestilenza nel giorno della sua festa e quindi per intercessione del Santo presso il divino, che in quell'occasione fu il solo a placare l'ira di Dio contro i sardi, degni di pietà per le loro misere condizioni. Da qui l'intitolazione della chiesa al Santo martire, realizzata in trachite locale, nella prima metà del Seicento, il cui risultato è frutto di un radicale rifacimento ed ampliamento di un precedente edificio risalente al XI - XII secolo, del quale oggi si possono osservare alcune parti murarie nella sagrestia e nel presbiterio. Inoltre molti elementi decorativi attualmente presenti nella chiesa sono di epoca romanica: gli elementi zoomorfi collegati da archetti nella cornice finale della parte antica del campanile; le protome leonine presenti internamente in corrispondenza delle aperture laterali con arco inflesso ed esternamente alla chiesa, in prossimità della trabeazione che sorregge il frontone semicircolare; la base ottagonale in trachite scalanata del fonte battesimale addossato alla facciata interna in cui la parte superiore fu completata nel 1697 come testimonia una iscrizione posta alla sommità; ed ancora l'acquasantiera in trachite con colonna e gli elementi decorativi della chiave di volta dell'arco centrale del presbiterio che mostra le sculture di maggior rilievo, rispetto ai sottarchi, con raffigurazioni di tipo popolaresco.

L'interno della chiesa, i cui lavori ebbero inizio nel 1637 ad opera di maestranze locali guidate dallo scalpellino Antonio Pinna e terminati nel 1642, offre un patrimonio incredibilmente ricco e pressoché intatto in quanto è tra le poche chiese sarde che conserva ancora gli arredi originali, in genere sostituiti nel Sette e Ottocento da quelli in marmo. Inoltre l'abilità e la maestria degli scalpellini locali nell'incidere la trachite è visibile nella ricca ornamentazione a bassorilievo che riveste i lastri e le arcate principali e secondarie che danno quasi l'impressione della trasposizione di intagli lignei in intagli in pietra. Inoltre numerose decorazioni interne testimoniano le influenze iberiche e l'attenta conoscenza delle novità che avvenivano nell'isola: infatti dieci anni prima in Oristano era stato completato l'Archivietto e il Maestro Antonio Pinna era rimasto sicuramente colpito dalle decorazioni dei portalini con arco inflesso tanto da a realizzare la stessa soluzione decorativa per le due aperture che fiancheggiano l'arco maggiore. La chiesa di San Sebastiano è composta da un'unica navata coperta da una volta a botte, ribassata nella zona presbiterale, rinforzata da sottarchi in trachite a vista, scolpiti con elementi decorativi cassettonati raffiguranti punte di diamante e motivi floreali, mentre le chiavi di volta ospitano sagome di figure umane. La navata centrale, dotata di quattro finestre per lato, è affiancata da otto cappelle laterali, di pianta quadrata, anch'esse coperte da volte a botte, la cui scansione è messa in risalto da archi in trachite con motivi decorativi simili a quella dei sottarchi della navata centrale. Queste cappelle sono tutte dotate di altare ligneo. La pavimentazione originale è stata sostituita con l'attuale, in marmo bianco e grigio, voluta e realizzata dal rettore Cosimo Manca nel 1898 come mostra una targhetta localizzata in prossimità dell'arcata maggiore.

La zona del presbiterio è di pianta quadrata, è sopraelevata rispetto all'aula centrale e mostra una certa irregolarità nello spessore e nella esecuzione della struttura. L'altare maggiore ligneo, datato 1754, all'interno del quale è collocata la statua de San Sebastiano Martire è ricco di decorazioni ed intagli che manifestano lo stile sontuoso del barocco. L'imponenza della fabbrica, rispetto all'entità attuale del paese, la ricchezza degli elementi decorativi lignei interni e di quelli che compongono la facciata, fanno pensare che l'abitato avesse assunto una certa importanza sul territorio diventando probabilmente un centro di scambio con i villaggi limitrofi.



Chiesa di Santa Maria Salomè

La Chiesa di Santa Maria Salomè si trova nel centro abitato, a poca distanza dalla Parrocchiale, nella zona chiamata Corte e josso, zona più a valle sulla strada provinciale. Attorno alla chiesa si trova l'antico e l'attuale cimitero.
Le ricerche d'archivio hanno permesso di scoprire che la chiesa doveva essere la parrocchiale del paese prima della Chiesa di San Sebastiano, mentre intorno al XVIII secolo divenne l'oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario.
Il suo primo impianto viene datato intono all'XI secolo. Oggi si presenta come una piccola chiesetta di struttura romanica mononavata con abside , facciata a capanna con piccoli rialzi laterali e un portale centinato.
Un nuovo rifacimento avvenne intorno al 1889 quando il Rettore Cosimo Manca, a causa delle condizioni di decadenza in cui si trovava la chiesa, la fece ricostruire in ancor più piccole dimensioni.

[fotografia e testo di Lara Crobu]



Chiesa di Santa Maria Turrana

Esistono diverse chiese campestri: l'antica chiesa di Santa Maria Turrana, situata in località "Turrana" agro di Sorradile, ai piedi del monte "Cresia" in prossimità del suggestivo canale contenente il Rio "Su Molinu" al confine con Ardauli. Costruita forse nel 1573, questa costruzione, che tutt'ora dispone di un proprio spazio libero e verde tutt'attorno, risulterebbe ben più antica, a dar fede ad una pergamena scoperta durante uno degli ultimi restauri dei primi anni del '900, nel corpo dell'altare maggiore dove è stata riposta. Secondo il documento, che quindi è ancora conservato nella chiesa, il suo primo impianto risalirebbe al lontano 1250. L'edificio, ad unica navata, presenta sul fronte esterno un ampio porticato, che in origine doveva avvolgerlo per due terzi anche lungo i fianchi. La chiesa rivela il suo valore, oltre che per la vetustà delle sue origini, anche per l'eleganza e la schiettezza romanicheggiante del suo impianto tipico dell'architettura chiesastica campestre.
L'edificio, ad unica navata, presenta un porticato che la avvolge lungo i fianchi e offre una ricca gamma di elementi decorativi assai frequenti in altre zone dell'isola. Nel sec. XX ebbe degli accrescimenti della testata absidale e dal lato terminale destro. Probabilmente si tratta dei lavori realizzati dal Rettore Cosimo Manca quando, intorno alla fine dell'800 primi '900, fece ampliare il coro, risistemare la facciata e fece conservare la pergamena che è stata poi ritrovata durante i restauri.
In seguito, in diverse riprese, l'edificio ebbe dei parziali interventi di restauro. La chiesetta fu travolta da un immenso incendio estivo nell'anno 1980, e la sua parziale ricostruzione fu realizzata dai volontari del paese.

[testo di Lara Crobu]



Chiesa di San Nicola

La chiesa campestre di San Nicola di trova nel sito dell'antico villaggio chiamato Nurozo. Il toponimo è citato già nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado nel 1260. Il sito si trova a breve distanza dalle domus de janas di Prunittu, dove è stata riscontrata la presenza di riutilizzi in epoca medievale probabilmente assolvendo la funzione di sepolture rurali in relazione alla presenza del villaggio di Nurozo. La chiesa risale alla seconda metà del XII sec. , ha un impianto mononavato con abside a nord-est e copertura lignea. Alle sue murature in conci trachitici di media pezzatura tagliati con regolarità si addossano corpi di fabbrica seriore che ne occultano parzialmente il fianco meridionale, per il resto intonacato, l'altro fianco è di costruzione moderna. Nel Libro Storico infatti, sotto il Rettore Cosimo Manca, sono stati fatti dei lavori di ristrutturazione e vennero anche realizzati i muristenes. La facciata ha un protomezoomorfa al centro della cornice basale del frontone e in asse con il portale architravato, in origine probabilmente lunettato con arco di scarico semicircolare. L'adside ha zoccolo a scarpa dritta e cornice sgusciata come quella che corre lungo i terminali dei fianchi. I paramenti , assolutamente nudi, non segnano paraste d'angolo, né si aprono con luci; solo nell'abside è una monofora centinata a doppio strombo con sguanci lisci.
Inoltre il Rettore Manca, segnala nel Libro Storico, la presenza di un trittico dedicato al santo di cui oggi non si ha più nessuna traccia.
Nella zona è attestata anche la presenza di un cimitero di cui si fa menzione anche in documenti della seconda metà del '600 circa.

[fotografia e testo di Lara Crobu]



Chiesa di San Giovanni

Infine, presto in fase di restauro, vi è la presenza di una chiesa dedicata a San Giovanni. Essa si trova nella zona denominata Monte Cresia, a qualche chilometro dall'abitato su un altura da cui si può scorgere l'intero paese e alcuni limitrofi.
La costruzione visibile oggi è un rudere senza tetto che presenta un'unica navata con portale centinato all'ingresso e una luce aperta sul lato opposto dove doveva trovarsi il presbiterio. Una leggenda diffusa tra i sorradilesi narra che questa costruzione sia recente, realizzata tra il 1927 e il 1933 circa, e che sia stata commissionata da un nobile del paese come voto per la guarigione del figlio o della moglie da una grave malattia.
La costruzione, sorta probabilmente nell'antico sito di San Giovanni, non sarebbe stata portata a compimento a causa della morte del figlio o della moglie.
Il dato certo è che, in questo sito, una chiesa dedicata al martire decollato, esisteva molto prima del 1933. Il primo documento relativo alla chiesa, è datato 1570 e se ne hanno notizie fino al 1800 circa (viene anche citata dal Casalis). Un ulteriore problema è costituito da una diversa intitolazione, mutata nel corso del tempo, da San Giovanni di Monte Ecclesia a San Giovanni del Bosco.
Degli arredi più antichi resta un trittico, conservato oggi nella parrocchiale di Sorradile, raffigurante al centro San Giovanni e ai lati San Pietro e San Paolo, che riporta un'iscrizione che indicherebbe la commissione del quadro da parte dei Confratelli nell'anno 1695. Secondo il Libro Storico della parrocchia il primo impianto costruito in questo sito andrò distrutto intorno al 1890.

[fotografia e testo di Lara Crobu]



Chiese scomparse

Grazie alle ultime ricerche d'archivio, in cui sono stati analizzati i Libri di Amministrazione dal 1568 al 1800 circa, è stato possibile acquisire numerose informazioni riguardanti le chiese presenti ancora oggi a Sorradile, e anche riguardo a quelle scomparse, di cui si era perduta quasi completamente la memoria. La maggior parte di esse si trovava intorno ad un villaggio medievale, come nel caso della chiesa di Santa Maria di Istey ( di cui possiamo ammirare il bel Retablo nella sacrestia della Parrocchia), di Santo Stefano del distrutto villaggio di Lestinchedu e della chiesa di San Pietro che doveva trovarsi intorno all'omonimo villaggio. Inoltre è attestata la presenta di una chiesa dedicata a San Leonardo, nella zona di Campeda, e la chiesa di "Santu Cristos", zona ancora oggi chiamata così. La scomparsa di questi centri è avvenuta per lo più a causa dello spopolamento e di alcune si è persa ogni traccia con la realizzazione del Lago Omodeo.

[fotografia e testo di Lara Crobu]



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